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I dazi USA spingono il Messico in recessione

6/6/2019 | Daniele Riosa

Jan Bakkum (NN Investment Partners) prevede gli effetti della probabile introduzione, dal 10 giugno, delle tariffe su tutte le importazioni dal Messico


“Trump ha aggiunto un altro capitolo al conflitto commerciale, con una tariffa del 5% su tutte le importazioni dal Messico a partire dal 10 giugno, con un aumento mensile di 5 punti percentuali (fino a un massimo del 25%) se le autorità messicane non impediranno ai migranti di attraversare il Messico e di entrare negli Stati Uniti”. Come spiega Maarten Jan Bakkum, senior emerging markets strategist di NN Investment Partners, “questa mossa contravviene alle regole ancora vigenti del NAFTA, ma il governo degli Stati Uniti lo sta giustificando parlando di sicurezza nazionale. Il governo messicano ha detto che non prenderà ritorsioni prima dell’inizio delle trattative con gli Stati Uniti”.

“Per il governo di Andrés Manuel López Obrador – sottolinea l’analista - si tratta di un test importante. Il presidente sa che il Paese dipende molto dalle esportazioni verso gli Stati Uniti, che pesano per l'85% del totale (pari al 30% del PIL), ma è stato eletto con un programma nazionalista. Il presidente si trova di fronte a un'economia debole, soprattutto a causa dell'incertezza del settore privato sull'andamento della politica economica, che si prevede in genere più interventista. La crescita degli investimenti fissi è stata debole a causa di questa incertezza interna, e con l'aumento dell'incertezza anche sul fronte commerciale, l'economia messicana corre il rischio di tornare in recessione. La tempistica delle nuove tariffe è curiosa, con l'annuncio di Trump lo stesso giorno in cui Andrés Manuel López Obrador ha chiesto al Senato messicano di tenere una sessione straordinaria per ratificare l'USMCA (United States Mexico Canada Agreement), il nuovo accordo commerciale tra Stati Uniti, Messico e Canada, che dovrebbe sostituire il NAFTA”.

Nel frattempo, “negli Stati Uniti, l'approvazione dell'USMCA era già diventata più incerta e questa nuova mossa unilaterale da parte degli USA riduce la probabilità che il Congresso americano lo approvi a breve. Gli investitori dovranno prezzare l’aumento dei fattori contrari al commercio con il Messico. Il peso è una delle valute più liquide e liberamente negoziabili nei mercati emergenti, quindi gran parte dell'impatto immediato sul mercato avverrà attraverso il tasso di cambio. Inoltre, l’azionario messicano è attualmente esposto a una correzione. Il mercato ha recentemente registrato una leggera ripresa rispetto ai mercati emergenti globali, in quanto gli investitori si sono concentrati sull'impatto negativo sulla crescita dell'intensificarsi del conflitto commerciale USA-Cina sull'Asia emergente”.

“L’obbligazionario messicano - continua - appare invece meno vulnerabile, poiché più ostacoli agli scambi commerciali aumentano la probabilità che la banca centrale riduca i tassi di interesse. Un ulteriore motivo di cautela nei confronti degli asset messicani in generale è la cattiva condizione operativa e finanziaria della PEMEX, la compagnia petrolifera statale, e della CFE, la compagnia elettrica nazionale”.

 “Gli investimenti necessari per aumentare la capacità non saranno probabilmente realizzati, mentre gli eventuali costi del necessario risanamento finanziario provocheranno un significativo deterioramento del bilancio statale federale e dei rapporti debito pubblico”, conclude Bakkum.

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