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Se vince Biden vincono anche gli emergenti

10/29/2020

Sono tre le ragioni principali per cui l'asset class beneficerebbe dell'elezione del candidato democratico alla Casa Bianca. L’analisi di TCW


La crescita delle economie emergenti sovraperformerà quella dei paesi sviluppati sia nel 2020 che nel 2021, e i risultati delle elezioni USA, ormai alle porte, potrebbero avere implicazioni significative per i mercati emergenti. E’ la view di Anisha Goodly, emerging markets portfolio specialist, TCW.

 

La portfolio specialist spiega che che negli ultimi 4 anni tre elementi delle politiche governative statunitensi sono risultati particolarmente negativi per gli emergenti. In primo luogo le politiche fiscali espansive, che hanno innescato misure monetarie meno accomodanti da parte della Fed, senza d’altra parte stimolare più di tanto la crescita globale. In secondo luogo il deterioramento delle relazioni USA-Cina, che ha portato a un rallentamento del commercio globale a un indebolimento della valuta cinese per via dei dazi, con un impatto negativo sulle divise emergenti. Infine gli effetti collaterali della politica estera degli Stati Uniti negli ultimi anni: le sanzioni economiche hanno catalizzato delle crisi in diversi Paesi, mentre l’imprevedibilità degli USA e il loro ritiro dalle istituzioni globali hanno contribuito a far aumentare i premi di rischio.

 

Considerando questi elementi, Anisha Goody ritiene che potenzialmente un'amministrazione Biden sarebbe più favorevole per i mercati emergenti, e per tre principali ragioni. Primo, l’aumento delle tasse proposto da Biden renderebbe gli asset statunitensi meno attraenti e, insieme all’intenzione della Fed di mantenere i tassi su livelli minimi per un lungo periodo, ciò dovrebbe generare deflussi dagli asset in dollari, a beneficio degli emergenti. La seconda ragione è che Biden vuole portare avanti un ambizioso programma di spese in infrastrutture che, sommandosi alla ripresa post-Covid nel resto del mondo, dovrebbe dare una spinta ai prezzi delle commodity. Terzo, Biden ha promesso di riprendere il dialogo con gli alleati internazionali sul commercio. “Non ci aspettiamo che le relazioni USA-Cina tornerebbero ai livelli dell’era Obama, tuttavia un approccio più multilaterale ridurrebbe il rischio di un’ulteriore escalation dei dazi. In particolare, crediamo che un’Amministrazione Biden favorirebbe un rialzo economico per Europa e America Latina. Più in generale, i mercati emergenti dovrebbero beneficiare di una maggiore prevedibilità e di un approccio più ortodosso alla politica estera da parte degli USA. Ciò farebbe ridurre il premio per il rischio geopolitico, che è aumentato durante l’Amministrazione Trump”.

 

Passando ad analizzare i rischi, Goody ritiene che quelli più preoccupanti per l’asset class al momento riguardino innanzitutto lo sviluppo della pandemia e l’eventualità di un nuovo lockdown, che avrebbe gravi ripercussioni economiche. “Un secondo rischio, collegato, è quello di delusioni riguardo a sviluppo, produzione e distribuzione di un vaccino efficace contro il coronavirus. I mercati sembrano credere che l’approvazione avverrà entro la fine dell’anno e il vaccino sarà ampiamente disponibile nel 2021. Se tale ottimismo dovesse incrinarsi, ciò potrebbe avere un grave effetto negativo sul sentiment dei mercati finanziari e dell’economia globale”. Infine, la volatilità provocata dalle elezioni USA potrebbe avere un impatto sul mercato nei giorni precedenti e probabilmente in quelli successivi al voto.

 

Il 2020 è stato l’anno della liquidità – i livelli raggiunti nel terzo trimestre 2020 sono i più alti di sempre. Tuttavia, nel 2021 crediamo che l’attenzione degli investitori si sposterà nuovamente sulla sostenibilità del debito, data l’ampiezza dei deficit fiscali e il margine ridotto per ulteriori allentamenti fiscali o monetari. In questo contesto, distinguere tra i Paesi più solidi e quelli più vulnerabili – come Zambia, Sri Lanka, Libano e Argentina (nonostante la recente ristrutturazione) – sarà essenziale” conclude Goody.

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