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I rischi reali del crac Evergrande

9/27/2021 | Redazione Advisor

Tra rischi finanziari e rischi reali qual è la vera posta in gioco con il default del colosso cinese? L’analisi di Natixis Investment Managers Solutions


Quali sono le differenze tra rischi reali e rischi finanziari legati alla vicenda di Evergrande? E cosa può veramente cambiare sul fronte degli investimenti? Su questi interrogativi si focalizza l’analisi di Jack Janasiewicz e Garrett Melson, Natixis Investment Managers Solutions.

 

Iniziamo dal rischio finanziario, considerando cosa c'è in gioco con il default di Evergrande. “Il numero altissimo cui tutti fanno riferimento è il passivo totale di Evergrande, vale a dire 2 trilioni di renminbi. Si tratta di circa 300 miliardi di dollari, che certamente non è poco, ma è pur sempre una cifra da contestualizzare. Anche perché di questa cifra totale, solo una quantità limitata è costituita da titoli finanziari” spiegano gli esperti. “Quanto limitata? Il prestito diretto vale 573 miliardi di renminbi, quindi solo 88 miliardi di dollari, che rappresentano lo 0,08% dei prestiti del settore e solo lo 0,04% di tutte le obbligazioni onshore. Ciò significa che non è assolutamente un rischio sistemico. Queste passività finanziarie sono semplicemente troppo ridotte e troppo diffuse tra gli investitori globali per rappresentare una minaccia sistemica su scala globale. Il contagio è certamente una notizia che fa rumore, ma non ci sono le condizioni per un fenomeno di contagio su larga scala”.

 

Veniamo al rischio reale. Se le passività finanziarie sono relativamente contenute, cosa dire del resto delle passività? Perché- evidenziano gli esperti - è questa la traiettoria di rischio che conta di più. “Dei 2 trilioni di renminbi per i quali tutti sono nel panico, circa la metà è legata a debiti commerciali e fatture di accettazione - fondamentalmente si tratta di prestiti concessi da fornitori o appaltatori. Per esempio, se Evergrande costruisce alcune unità abitative, potrebbe finanziare i materiali di costruzione con i fornitori per i prossimi 12 mesi”. Ed è in questo ambito che secondo gli analisti l’ingranaggio potrebbe subire qualche intoppo se il Partito Comunista Cinese (PCC) lascerà che questo sistema venga meno. Questi debiti commerciali sono legati a più di 8.000 partner tanto a monte quanto a valle. Un default creerebbe dunque problemi a questi partner commerciali con una serie di progetti che sarebbero messi in pausa. “Sono lavori sparsi in oltre 220 città e si tradurrebbe in contratti non andati in porto per quasi 2 milioni di acquirenti di case (un bel po' di cittadini cinesi arrabbiati). Qual è l'unica cosa di cui il PCC ha veramente paura? Essere rovesciato. E come si fa ad essere rovesciati? Attraverso disordini sociali. E come si crea il disordine sociale? Dite a 8.000 soci che non verranno pagati, oppure che a 2 milioni di persone che riceveranno le case per le quali hanno già versato un acconto. Oppure anche alle circa 70.000 persone che hanno acquistato prodotti di gestione patrimoniale legati ai prestiti fiduciari di Evergrande (per un valore di circa 42 miliardi di dollari) che il loro investimento non ha più valore. La fine? Una bancarotta totale di Evergrande innescherebbe un diffuso disordine sociale. Ed è proprio qui che c’è la traiettoria del contagio: non nel sistema finanziario, ma sul fronte del tessuto sociale.

 

Cosa cambia sul fronte degli investimenti? “Nonostante il flusso di notizie di segno negativo e gli esiti ancora incerti, è difficile dire che tutto ciò possa modificare significativamente l’outlook d’investimento” proseguono gli esperti. “I timori crescono giorno dopo giorno, il sentiment e il posizionamento si aggirano tra il neutrale e il ribassista, il fronte pandemia sembra migliorare, e tutti quei catalizzatori di crescita rimangono intatti: consumi solidi, forti bilanci aziendali, scorte di magazzino e un ciclo di capex in crescita. Gli investitori hanno riciclato le narrazioni e cercato un vero e proprio pretesto per vendere, ma i mercati hanno mostrato una notevole resistenza e questa prospettiva non è intaccata. Un livello di consumi sani insieme ad aziende ricche di liquidità cui vanno aggiunti fattori come l’intonazione più dovish della Fed e condizioni finanziarie accomodanti compongono una ricetta perfetta per una crescita forte e gli asset di rischio. E la storia Evergrande non cambia nulla”.

 

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