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Inflazione e (forse) recessione: come muoversi sui mercati

8/19/2022

Dopo un primo semestre decisamente difficile per quasi tutte le asset class, cosa attendersi nell’ultima parte dell’anno? e come posizionarsi sui mercati finanziari? Ecco una breve guida per l’ultimo quadrimestre.


Il primo semestre dell’anno è stato decisamente complicato per quasi tutte le asset class, ma a partire da luglio si è assistito a una ripresa dei listini azionari e a un forte rallentamento nella discesa dell’obbligazionario. A guidare i movimenti dei mercati ancora una volta le banche centrali.

 

INFLAZIONE… “Jerome Powell ha chiarito che, costi quel che costi, l’attuale priorità resta la stabilità dei prezzi, in un contesto in cui la piena occupazione, secondo mandato dell’istituto americano, non sembra destare preoccupazioni - spiegano da Pictet AM - Per farlo, la Fed si è detta pronta a portare i tassi di interesse fino al 4% (qualcuno all’interno del board Fed, anche oltre) per poi ridimensionarsi nei periodi appena seguenti. Questo configura un aumento dei tassi di interesse che va oltre il livello di neutralità (fissato ora al 2,5% circa) anche se ciò significherà un rallentamento dell’economia”.

Il mercato nel frattempo sembra aspettarsi un rallentamento del livello di inflazione nel breve termine. Ad ogni modo, proseguono gli analisti di Pictet AM Italia, l’impennata dei prezzi impone alle banche centrali di intervenire innalzando i tassi. L’impatto di queste misure per l’economia reale si vedrà strada facendo.

“La Fed dovrà soppesare i dati sull'inflazione con la superba performance del mercato del lavoro che abbiamo visto nel rapporto dello scorso 5 agosto, in cui sono stati aggiunti oltre 500 mila posti di lavoro, molto più del previsto - interviene Nick Chatters, investment manager di Aegon Asset Management - Sembra ragionevole pensare che alcuni dei timori di recessione che hanno attanagliato il mercato in seguito all'aumento dei tassi di interesse da parte della Fed siano un po' esagerati”.

“L'inflazione statunitense è stata lasciata diventare troppo alta e troppo persistente per essere placata da un semplice rallentamento dell'economia - interviene Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments - È vero che il PIL statunitense si è contratto nei primi due trimestri del 2022, ma questo non è un riflesso sensato dell'economia. Dopo tutto, l'economia statunitense ha aggiunto ben 2,7 milioni di posti di lavoro in quel periodo. L'inflazione salariale ha subito una forte accelerazione quest'anno, più di quanto la Federal Reserve e i mercati si aspettassero. Lo stesso vale per gli affitti.

A mio avviso, gli Stati Uniti hanno bisogno di una vera e propria recessione, con un aumento significativo della disoccupazione, per riportare l'inflazione verso l'obiettivo del 2% fissato dalla Fed. A tal fine è probabilmente necessario un aumento significativo dei tassi d'interesse, che sarà accompagnato da un calo degli utili aziendali”.

 

… E RECESSIONE. “Parlare di recessione a seguito di due trimestri consecutivi di crescita negativa è più una consuetudine che una vera e propria condizione dell’economia, una “regola del pollice” che semplifica ma non spiega – commenta Carlo Benetti, Market Specialist di GAM (Italia) SGR - Una vera recessione è quando si verifica un calo significativo, diffuso e prolungato dell’attività economica (le tre “D” di “duration”, “depth” e “diffusion”), negli Stati Uniti ci sono aree che stanno andando ancora molto bene, le condizioni complessive dell’economia presentano un quadro tutt’altro che recessivo”.

Rallentamento della crescita ma nessuna recessione nei Paesi sviluppati è in estrema sintesi, l’outlook degli ultimi sei mesi del 2022 di Maria Paola Toschi, managing director di J.P. Morgan Asset Management. Questo scenario di riferimento, che ha il 50% delle probabilità di realizzarsi, è sostenuto da numerosi fattori: a cominciare dalla ripartenza cinese dopo i recenti lockdown dovuti alla recrudescenza della pandemia. Uno scenario di riferimento che ha il 50% delle probabilità di realizzarsi, è sostenuto da numerosi fattori, a cominciare dalla ripartenza cinese dopo i recenti lockdown dovuti alla recrudescenza della pandemia.

“Non possiamo aspettarci che l'Europa fornisca un grande sostegno - mette però in chiaro l’economista di Columbia Threadneedle - A differenza degli Stati Uniti, i salari e gli affitti non sono la principale fonte di pressione inflazionistica. In Europa è la crisi del costo della vita a farla da padrona ed è difficile che l'Europa possa evitare una recessione con l'impennata delle bollette energetiche. I numeri sono spaventosi. Nel Regno Unito, la bolletta media dell'energia domestica supererà le 3.000 sterline a ottobre, per poi salire di nuovo a 4.000 sterline nel gennaio 2023. Certo, una parte di questa cifra sarà compensata dal sostegno del governo, ma ciò mitigherà solo l'impatto, non proteggerà l'industria e costituirà un ulteriore vincolo per le finanze pubbliche. Le condizioni variano in altri Paesi europei, ma per il Nord Europa e la Germania in particolare le prospettive sono pessime”.

“La finestra di rialzo per la BCE si sta chiudendo rapidamente, e continuiamo a ritenere che dovrà abbandonare il ciclo di rialzi dopo la riunione di settembre - mettono in chiaro da Fidelity International - I danni alla crescita diventano visibili e le continue interruzioni del gas rischiano di provocare una grave recessione nel quarto e primo trimestre 2023”.

Decisamente negativi anche a PIMCO. “Nei prossimi due anni potrebbe verificarsi uno scenario di recessione nelle economie dei paesi industrializzati, a causa del maggiore potenziale di turbolenze sul versante geopolitico, dell'inflazione ostinatamente elevata e della determinazione delle banche centrali a concentrarsi innanzitutto sulla lotta all'inflazione, aumentando il rischio di incidenti finanziari - spiega il managing director e US economist Tiffany Wilding - Una contrazione del PIL reale per più trimestri a partire da quest'anno, seguita da un periodo di crescita inferiore al trend, è ciò che oggi prevediamo per diversi mercati sviluppati, compresi gli Stati Uniti.

 

MERCATI OBBLIGAZIONARI... “In termini di prospettive creditizie, rimaniamo generalmente cauti, ma privilegiamo le obbligazioni di qualità (ad alto merito creditizio) e questo perché siamo preoccupati per la redditività delle imprese - commenta Sam Vereecke, Cio Fixed income di DPAM - Date le nostre caute prospettive economiche e il fatto che gli spread high yield storicamente continuano ad aumentare per periodi più lunghi, rimaniamo cauti sulle obbligazioni a più alto rendimento. Inoltre, il credito investment grade ha il potenziale sostegno della BCE, o certamente del reinvestimento delle obbligazioni in scadenza detenute dalla BCE.

I mercati stanno già valutando che le banche centrali inizieranno ad allentare la pressione entro 2-3 anni e, data l'incertezza che permane sull'inflazione, vogliamo rimanere esposti alle obbligazioni indicizzate all'inflazione e mantenere un sovrappeso in questa asset class”.

 

… E AZIONARI. “Quello attuale è un momento storico cruciale: un riallineamento geopolitico, elevata inflazione, mercati finanziari volatili e fine di un periodo di calo dei tassi d'interesse durato 40 anni”. Rob Lovelace, Vice Chairman e President di Capital Group, rimane comunque positivo e ne elenca i motivi.

In primo luogo sono ancora presenti segnali di crescita a fronte della ripresa dell'economia globale post pandemia.

Poi, gli utili societari saranno la forza trainante dei mercati azionari in futuro, al contrario dell'espansione dei multipli: ciò comporterà un gradito ritorno ai fondamentali. I multipli dovevano contrarsi ed è proprio questo che è avvenuto negli ultimi mesi.

Infine, nei prossimi anni “assisteremo a una sana recessione - spiega - Sì, sana recessione. Nonostante tutte le preoccupazioni, ritengo che una moderata recessione sia necessaria per ripulire gli eccessi dell'ultimo decennio.

Per ritrovare un certo equilibrio non è pensabile che un periodo di crescita così sostenuto non sia seguito da un'occasionale flessione. Sono fenomeni normali. Previsti. Sani”.

Il cambio di regime però potrebbe presupporre un cambio di leadership tra i settori, e a un mercato fondamentalmente diverso. La ricerca di Capital Group evidenzia infatti come, dopo una bolla, la leadership derivante da un mercato ribassista è costituita solitamente da un nuovo settore o un nuovo gruppo di società. E non si tratta necessariamente dello stesso gruppo che ha guidato la discesa.

“Credo che in futuro il mercato sarà molto diverso – conclude Lovelace - Non sarà più guidato da un piccolo insieme di titoli. Non sarà caratterizzato da crescita contro valore, o Stati Uniti contro resto del mondo. Questi concetti binari non hanno senso in questo contesto. Ritengo che il mercato sarà meno monodimensionale e mi aspetto che un mix più ampio di titoli ci permetterà di uscire da questa fase di recessione”.

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