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Mercati in cerca di equilibrio

8/30/2022 | Redazione Advisor

Alessandro Fugnoli (Kairos): “Come ci insegna l’esperienza degli anni Settanta, in periodi di turbolenza e instabilità l’azionario rappresenta comunque una difesa grazie al suo valore reale”


A Jackson Hole la Fed ha ribadito la sua determinazione a combattere l’inflazione, che negli Stati Uniti ha radici completamente diverse da quelle europee. Nel suo podcast mensile “Al 4° piano”,  Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos, analizza le prospettive per i mercati alla luce dell’attuale contesto macro-economico, osservando che in periodi di instabilità l’azionario continua a rappresentare comunque una difesa grazie al suo valore reale.

 

“Per qualche tempo, molto probabilmente, il mercato non toccherà più i recenti massimi che hanno visto l’indice Standard and Poor’s superare per qualche ora quota 4300. Non per questo tornerà subito a rivisitare i minimi di giugno di 3666. Se non ritorneremo sui massimi - spiega Fugnoli - è perché la Federal Reserve ha comunicato con chiarezza la sua intenzione di alzare i tassi oltre il livello che era scontato dal mercato e, soprattutto, di mantenerli alti, verosimilmente per gran parte del 2023. Il mercato, ricordiamo, si era invece convinto che già nella prossima primavera la Fed, rassicurata dall’andamento dell’inflazione e preoccupata per le prospettive della crescita e dell’occupazione, avrebbe dato avvio a un ciclo di tagli dei tassi”.

 

L’errore che secondo Fugnoli il mercato ha fatto nei mesi scorsi e che continua probabilmente a fare adesso è di immaginare la recessione con molti mesi di anticipo rispetto alla realtà. Anticipando erroneamente i tempi della recessione, il mercato ha anticipato erroneamente anche i tempi della ripresa e continua probabilmente a farlo. In pratica il mercato si è preoccupato troppo nella prima metà di quest’anno e si è convinto di essere già in recessione quando in realtà abbiamo visto solo un rallentamento del manifatturiero per un eccesso di scorte, mentre i servizi, che costituiscono i tre quarti delle economie avanzate, hanno continuato a fare bene. In cambio il mercato si è preoccupato troppo poco per il 2023, che ha immaginato come un anno di ripresa quando invece sarà l’anno in cui la recessione dispiegherà davvero i suoi effetti. Se questo scenario è corretto, tuttavia, il mercato non avrà nemmeno motivo per ritornare subito verso i minimi di giugno, a condizione che l’inflazione americana prosegua la veloce discesa che abbiamo iniziato a vedere”.

 

Fugnoli evidenzia che l’Europa è purtroppo in una situazione diversa. “Mentre l’America è infatti autosufficiente sull’energia, l’Europa sta entrando in una crisi dovuta sia alla scarsità, sia alla precarietà, sia al costo delle fonti energetiche. Conseguenza di questa situazione è che l’inflazione europea, a differenza di quella americana, crescerà ancora nei prossimi mesi e inizierà a scendere solo nel 2023. L’inflazione così alta obbligherà la Banca Centrale Europea ad alzare comunque i tassi pur con un’economia già vicina alla recessione. L’azionario europeo sconta già le prospettive difficili del prossimo inverno e si tiene prudentemente su livelli di valutazione più bassi di quelli del mercato americano. Chi investe in Europa - chiarisce Fugnoli - farà però bene a introdurre un secondo livello di prudenza e a concentrarsi sulle società più solide- Un certo sollievo verrà all’Europa dalla debolezza dell’euro, che si protrarrà ancora per qualche tempo nella sua forma acuta e che diventerà però strutturale se la bilancia delle partite correnti dell’eurozona, storicamente in forte attivo, continuerà nei prossimi anni a essere indebolita dai forti costi dell’energia importata”.

 

Fugnoli ritiene che il 2023 offrirà molte interessanti occasioni di acquisto sui mercati azionari globali. “Per poterle sfruttare, sarà bene creare la liquidità necessaria alleggerendo le posizioni nei momenti in cui i mercati festeggeranno la discesa dell’inflazione americana. Questi alleggerimenti non dovranno però essere troppo aggressivi. Come ci insegna l’esperienza degli anni Settanta, in periodi di turbolenza e instabilità l’azionario rappresenta comunque una difesa grazie al suo valore reale” conclude lo strategist.   

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