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L’inflazione tocca nuovi record

8/31/2022

Nell’eurozona il dato di agosto ha sorpreso al rialzo con un 9,1%. In Italia ha segnato un nuovo massimo da dicembre 1985. Cosa farà la Bce? Il commento degli analisti


Non accenna a rallentare la corsa dell’inflazione nell’eurozona.  Il dato di agosto ha sorpreso al rialzo, con un 9,1%, rispetto all'8,9% di luglio, e un nuovo record dall’introduzione dell'euro. I dettagli continuano a mostrare che i contributi principali provengono dall'energia e dai prodotti alimentari, che rappresentano circa i due terzi dell'inflazione complessiva. È emersa tuttavia anche l'indicazione di un ampliamento delle pressioni inflazionistiche, dato che l'inflazione core è aumentata al 4,3%, dal 4% di luglio.

 

 “Poiché i prezzi dei future del gas sono aumentati significativamente negli ultimi mesi, l'inflazione complessiva dell'area dell'euro rimarrà in una tendenza al rialzo nel breve termine e probabilmente raggiungerà un picco di circa il 10% nel quarto trimestre” osserva Silvia Dall’Angelo, senior economist di Federated Hermes. “La volatilità dei prezzi del gas (che si ripercuote anche sui prezzi dell'elettricità) influenzerà l'esatta tempistica e l'entità del picco di inflazione. È infatti probabile che la fornitura di gas russo subisca gravi interruzioni nei prossimi mesi, con rischi significativi di un blocco totale, mentre i suggerimenti di interventi dell'Ue nel mercato dell'elettricità dovrebbero fornire un limite ai prezzi del gas. Nel frattempo, l'inflazione alimentare continuerà probabilmente a salire, riflettendo l'impatto della siccità europea e degli eventi climatici estremi a livello globale, oltre alle interruzioni dovute alla guerra”.

 

In prospettiva, secondo l’economista, l'inflazione dovrebbe scendere rapidamente nel 2023, in particolare nella seconda metà dell'anno, poiché la stabilizzazione dei prezzi dell'energia (e i relativi effetti base), l'allentamento dei vincoli dell'offerta globale e, soprattutto, un forte rallentamento della domanda dovrebbero fornire pressioni al ribasso. “Vale la pena sottolineare che la zona euro entrerà probabilmente in recessione nella seconda metà di quest'anno, a causa dell'aggravarsi della crisi energetica”.

 

Il rapporto odierno sull'inflazione rafforza per Dall’Angelo l'ipotesi di un rialzo dei tassi di 75 punti base (rispetto ai 50 pb) alla riunione della Bce della prossima settimana, “anche se l'entità della mossa dipenderà in ultima analisi dal tono delle previsioni aggiornate dello staff. È probabile che queste ultime mostrino un ulteriore deterioramento del quadro di crescita-inflazione nel breve termine, creando un grave dilemma politico per la Bce. Per il momento, la Bce si concentrerà probabilmente su un'inflazione elevata e si opporrà al rischio che l'inflazione si radichi per effetto del secondo ciclo. Con l'intensificarsi dei rischi di recessione, la finestra di opportunità per un ulteriore inasprimento della politica monetaria si è tuttavia ristretta”.

 

“È probabile che la Bce anticipi alcuni rialzi dei tassi nelle prossime due riunioni e faccia una pausa verso la fine dell'anno, man mano che i danni all'economia derivanti dalla crisi energetica in corso diventano più evidenti” aggiunge l’economista. “Le conseguenze delle elezioni italiane di fine settembre potrebbero causare un certo stress nelle obbligazioni periferiche europee, mettendo in discussione la credibilità dello strumento di protezione della trasmissione della Bce. Nel complesso, è probabile che la normalizzazione della politica monetaria della Bce proceda con cautela. La dipendenza dai dati, l'opzionalità e la flessibilità informeranno il processo in corso, in un contesto di elevata incertezza e rischi pronunciati".

 

Focalizzandosi sui dati del nostro Paese, Paolo Pizzoli, senior economist di ING, fa notare che in Italia l’inflazione ha toccato un nuovo massimo da dicembre 1985. “Ad agosto l'indice CPI NIC preliminare è aumentato dell'8,4% a/a (dal 7,9% di luglio), il livello più alto dal dicembre 1985, e quello armonizzato del 9% a/a (dall'8,4% di luglio), battendo ancora una volta le previsioni di consenso. L'Istat segnala che i principali motori dell'accelerazione sono stati i beni energetici non regolamentati (+41,6% da +39,8% di luglio), gli alimentari (+10,5% a/a da 9,5% di luglio) e i beni durevoli (+3,9% a/a da +3,3% di luglio). La decelerazione dei prezzi dei carburanti ha potuto solo compensare parzialmente. Anche l'inflazione di fondo, che esclude l'energia e gli alimenti freschi, è salita al 4,4% dal 4,1% di luglio, segnalando che il trasferimento a valle delle pressioni passate sui prezzi dell'energia è ancora in corso”.

 

 Secondo Pizzoli è ormai chiaro che l'insieme di misure (tagli fiscali temporanei, tetti su parti della bolletta energetica) messe in atto dal governo sono riuscite finora solo a rallentare l'accelerazione dell'inflazione complessiva. “L'ulteriore aumento dell'inflazione di fondo suggerisce che, almeno fino ad agosto, le imprese ritenevano che le condizioni di base della domanda fossero sufficientemente buone da poter sopportare incrementi dei listini. Ciò supporta indirettamente la nostra opinione secondo cui, durante l'estate, l'effetto riapertura legato al turismo era ancora all'opera in Italia”.

 

In prospettiva, “nel breve termine la dinamica dell'inflazione sembra ancora fortemente legata ai capricci dei prezzi dell'energia e, in particolare, di quelli del gas” aggiunge Pizzoli. “La pressione sui redditi reali disponibili rimane estremamente elevata, con una dinamica salariale contrattuale che si aggira ancora intorno all'1% annuo. Prevediamo che la pressione sui prezzi inizierà ad attenuarsi nel corso del 4° trimestre del 2022, quando l'evaporazione dell'effetto riapertura lascerà il posto a una recessione guidata dai consumi che inciderà negativamente sul potere di determinazione dei prezzi delle imprese. Dopo i dati di oggi - conclude - rivediamo al rialzo la nostra previsione di inflazione media annua armonizzata al 7,7% per il 2022”.

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