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FED, non si esclude un aumento di 100 pb. Le previsioni dei gestori

9/19/2022 | Daniele Riosa

Cresce l’attesa per le decisioni che prenderà la banca centrale USA per contrastare un’inflazione sempre più galoppante. Gli analisti si aspettano un aumento dei tassi di interesse da 75 punti base, ma…


Cresce l’attesa per le decisioni che prenderà la Fed mercoledì per contrastare un’inflazione sempre più galoppante. Gli analisti si aspettano un aumento dei tassi di interesse da 75 punti base, ma alcuni di loro si stanno preparando per un aumento di 100 punti percentuali. A questo proposito Joachim Fels, global economic advisor di PIMCO, prevede che “la Fed sembra destinata a continuare la stretta a questo ritmo la prossima settimana e forse ancora a novembre e dicembre. Inoltre, i mercati stanno prezzando una probabilità superiore al 50% che la prossima mossa della Banca of England e della BCE sia un rialzo di 75 punti base piuttosto che di 50”.

Il gestore sottolinea che “il perché i 75 punti base siano la nuova normalità in questa fase del ciclo di inasprimento è ovvio: di fronte a continui e massicci overshoot dell'inflazione, le banche centrali si stanno concentrando fortemente sul mantenimento dell’ancoraggio delle aspettative di inflazione a lungo termine. Attualmente i funzionari sembrano tutti guidati dal vecchio detto secondo il quale solo i falchi vanno nel paradiso dei banchieri centrali e sono quindi determinati, per usare le parole di Jerome Powell, a ‘continuare così finché il lavoro non sarà finito’”.

Olivier De Berranger, chief investment officer di La Financiere de l’Echiquier, ricorda che “dagli inizi del 2022, la terza stagione del Whatever it takes, si concentra ancora una volta sulle Banche centrali mondiali che per la maggior parte aumenteranno massicciamente i tassi di interesse per tenere sotto controllo l’inflazione, costi quel che costi. Tuttavia, questo Whatever it takes di oggi ha piuttosto a che fare con i danni inflitti all’economia nel tentativo di contrastare l’aumento dei prezzi. Bisogna dire che gli ultimi dati sull’inflazione pubblicati in Europa, superiori a quelli degli Stati Uniti, hanno impensierito ben più di un banchiere centrale. Se la Francia sembra cavarsela piuttosto bene, con un’inflazione armonizzata ‘soltanto’ al 6,5%, il dato globale per l’Eurozona supera il 9%. Sui 19 Stati membri dell’Unione Economica e Monetaria, tre hanno un’inflazione che va oltre il 20% e dieci superano il 10%”.

Per il manager “è quindi urgente agire, indipendentemente dalle conseguenze sull’attività, in un momento in cui si preannuncia una crisi energetica per il prossimo inverno e gli Stati hanno raggiunto tassi di indebitamento record. Il messaggio dei banchieri centrali è chiaro: combatteranno l’inflazione, anche a costo di provocare un rallentamento economico grave, addirittura una recessione. Questo stato di cose, associato all’impossibilità, ora come ora, di prevedere fino a dove i tassi continueranno a salire negli Stati Uniti ma anche in Europa, induce un autunno all’insegna della prudenza sui mercati azionari e ci porta a mantenere i nostri portafogli decisamente orientati a favore di società di qualità con bilanci sani, indipendentemente dallo stile o dalla capitalizzazione”.

Franck Dixmier, global cio fixed income di Allianz Global Investors, ricorda che “la Fed ha solidi argomenti per perseguire la sua strategia di rapidi e significativi aggiustamenti dei tassi. Di fronte a un aumento dei prezzi che continua a diffondersi nell'economia, la Fed è sempre più costretta ad andare oltre la semplice normalizzazione della sua politica monetaria, che comporterebbe la fissazione dei tassi a un livello neutro, e a considerare una politica più restrittiva. Agendo in modo rapido e deciso, l'obiettivo della Fed è chiaro: pesare sulla domanda e sull'occupazione per interrompere la spirale salari-prezzi e riportare l'inflazione su un sentiero compatibile con il suo obiettivo di stabilità dei prezzi del +2%”.

“La Fed - prevede Diximer - manterrà i tassi alti fino a quando non sarà sicura di questo percorso, anche se ciò comporterà una successiva correzione al ribasso dei tassi se il contesto economico dovesse peggiorare in modo significativo. Per il momento l'economia statunitense resiste, nonostante i segnali avanzati di rallentamento e la correzione del mercato immobiliare. L'indice manifatturiero ISM2 si è attestato a 52,8 in agosto, invariato rispetto a luglio, e la crescita del settore dei servizi ha accelerato il mese scorso, con l'indice ISM dei servizi che è salito di 0,2 punti a 56,9 da 55,4. Le famiglie statunitensi stanno attingendo ai loro risparmi per sostenere i consumi. Ci aspettiamo quindi un aumento di 75 pb alla prossima riunione del FOMC. Tuttavia, dato che la Fed non si riunirà in ottobre, non escludiamo un aumento ancora maggiore, pari a 100 pb. Questa previsione rientra nel consenso: il mercato si aspetta 75 pb al 70% e 100 pb al 30%3. Le aspettative aggiornate della Fed sul percorso futuro dei Fed Funds (‘dots’) dovrebbero segnalare Fed Funds al di sopra del 4% entro la fine del 2023”.

“Data la recente correzione al rialzo dei rendimenti obbligazionari e le aspettative del mercato che convalidano un picco dei Fed Funds tra il 4,25 e il 4,50% nel secondo trimestre del 2023, questa riunione non dovrebbe riservare grandi sorprese ai mercati”, conclude Diximer.

Secondo il team strategie di credito globale di Algebris, "in questo contesto, la Fed dovrà continuare a trasmettere un messaggio hawkish, poiché il livello dell’inflazione è elevato e il ritmo della recente diminuzione non è abbastanza forte. Mercoledì pensiamo che la Fed effettuerà un rialzo di 75 pb, lasciando aperta l’ipotesi di rialzi analoghi o maggiori se la pressione inflazionistica dovesse continuare. La decisione sarà accompagnata da una forte revisione al rialzo delle previsioni, anticipando un tasso terminale sempre più vicino al 4% per il 2023. La buona notizia è che i mercati ci sono già arrivati. I tassi stanno prezzando un rialzo di 78 pb in vista della riunione, ad un livello di 10 pb più alto rispetto a una settimana fa, il che implica un tasso di policy nell’intervallo 3-3,25%. Le aspettative per la fine dell’anno sono per un livello dei tassi ufficiali pari al 4,3% circa, superiore di 192 pb rispetto alla situazione attuale".

"La Fed - concludono gli analisti - potrebbe trasmettere un messaggio aggressivo, ma la maggior parte della decisione è già scontata dal mercato, a seguito del forte dato sull’inflazione uscito la scorsa settimana".

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