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Product governance e mass market le grandi sfide delle reti

5/13/2017

Nel corso del Convegno Assoreti svoltosi a Capri sono emerse grandi perplessità intorno alla disciplina contenuta nella Mifid II. Ma il vero errore da non commettere è...


L'arrivo della MiFID II non desta particolari preoccupazioni nel mondo delle reti, anche se non mancano le perplessità. Su tutte quella relativa alla disciplina della product governance. Una perplessità in parte condivisa anche da Carmine Di Noia, Commissario Consob, intervenuto al Convegno Assoreti svoltosi il 13 maggio a Capri. 

 

Secondo Di Noia le regole di "product governance" contenute nella Mifid II offriranno diverse opportunità di sviluppo per il mondo dei distributori che saranno in grado di investire sul valore aggiunto della consulenza. Ma il Commissario Consob ha condiviso, in questo caso, le riflessioni sulla normativa dichiarate dal presidente Assoreti, Matteo Colafrancesco, in apertura di convegno: ovvero il rischio che la disciplina prevista dalla Mifid II penalizzi la consulenza di portafoglio, dal momento che impone ai produttori e ai distributori di definire ex ante le tipologie di clientela cui il prodotto possa essere offerto. 

 

Una preoccupazione evidenziata anche dai vertici delle otto reti che hanno animato la tavola rotonda del Convegno Assoreti. "Non ho capito il principio che accompagna la product governance" ha provocatoriamente affermato Mauro Albanese, direttore commerciale di FinecoBank. "È indubbio che c'è qualcosa da mettere a posto nella disciplina, ma nel frattempo possiamo agire irrobustendo il servizio offerto al cliente e rafforzando il valore percepito della consulenza finanziaria, due fattori oggi fondamentali". Soprattutto in vista dell'arrivo di una direttiva come la MiFID II che potrebbe incidere non poco sui costi e sui margini delle reti. 

 

"La pressione sul nostro business, con la Mifid II, arriverà" ammette Massimo Doris, amministratore delegato di Banca Mediolanum. "Ma noi non siamo preoccupati perché crediamo che ci siano ampi spazi per adeguare la normativa al mercato italiano e perché l'impatto sulla clientela non sarà così drammatico come previsto da qualcuno".

 

Di certo la normativa europea sarà l'occasione per "far emergere la qualità dei modelli di servizio" spiega Armando Escalona, vice presidente di Finanza & Futuro, "e la Mifid II porterà al centro la soddisfazione del cliente". "Facendo però aumentare la forbice esistente tra operatori bravi e meno bravi" gli fa eco Paolo Martini, a.d. di Azimut Capital Management che aggiunge: "Se non vogliamo registrare il calo di consulenti finanziari visto in UK con la RDR dobbiamo puntare su professionisti che abbiano voglia di cogliere nuove opportunità spostandosi verso la consulenza evoluta". 

 

"Sta cambiando lo scopo della consulenza" conferma Paolo Molesini, a.d. di Fideuram. "Non si guarda più al singolo ma alla famiglia. Non ci si limita più al semplice patrimonio finanziario". Per questo, secondo gli otto manager la "MIfid II è una grande opportunità che permette alla consulenza di sublimarsi ad un livello superiore. Grazie anche alle evoluzioni tecnologiche" spiega Andrea Ragaini, vice direttore generale di Banca Generali, che vede, in linea con i colleghi, il mondo del fintech come un partner. 

 

"La tecnologia sta catturando l'attenzione e produce rumore" continua Mauro Re, direttore wealth management & marketing di Allianz Bank FA. "Ma è un elemento di sviluppo e non un competitor". Un fattore che porta l'industria verso la nascita di un modello ibrido già insito "nel DNA delle reti" chiosa Andrea Pennacchia, d.g. di IW Bank. "Con la tecnologia oggi semplifichiamo la vita ai consulenti finanziari e consentiamo loro di guadagnare tempo a favore della relazione umana che rimane centrale". 

 

Un'arma quest'ultima necessarie per vincere la più grande sfida: recuperare "la fiducia dei risparmiatori" ha ammesso il senatore Mauro Maria Marino, presidente della 6° Commissione Finanze e Tesoro del Senato. Ma per ottenere un tale risultato serve "una classe dirigente capace di avere una visione prospettica e una strategia nazionale sull'educazione finanziaria, percorso, quest'ultimo, già avviato e iniziato proprio con Assoreti due anni fa" ha spiegato il senatore che ha però invitato le reti e l'industria finanziaria in generale a non abbandonare il mass market.  

 

"Noi dobbiamo creare le condizioni perché possiate avere più clienti domani, ma è importante che l'economia sia inclusiva" ha spiega il senatore. "Per questo il destinatario di educazione e consulenza finanziari deve essere anche un soggetto con capacità ridotta di risparmio".

 

Un appello a non cadere nell'errore registrato in Inghilterra con l'arrivo della RDR che ha portato, come confermato dalla ricerca presentata al Convegno Assoreti da Deloitte, ad un advisor gap, ovvero all'impossibilità di accedere a servizi di consulenza finanziaria da parte dei consumatori Mass Market. La Mifid II potrà portare con sé un tale rischio ma, se le reti vorranno, sarà anche una grande opportunità dal momento che sul mercato mass market, secondo l'analisi di Deloitte, vi sarà una forte spinta alla semplificazione dell'offerta e alla standardizzazione dei servizi che qualcuno dovrà però offrire. E perché non le reti che, come ricordato in conclusione di lavori da Deloitte, partono da una posizione di vantaggio per affrontare l'evoluzione prospettica? Dovranno solo raccogliere la sfida delle sfide: convincere il cliente del valore erogato, investendo in tecnologia e livello di servizio. 

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