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È tornata la calma sui mercati (ma ancora per poco)

3/12/2018

Secondo AllianzGI, con la normalizzazione della politica monetaria, nel medio periodo la volatilità dovrebbe aumentare


Il rialzo di oltre il 100% dell’indice della volatilità (VIX) a febbraio negli USA al livello più alto da agosto 2015 è stato solo temporaneo. L’indice è utilizzato da molti operatori di mercato come "barometro della paura" e, almeno per il momento, sembra che sia tornato sui livelli precedenti. È tornata, dunque, la calma sui mercati o è la quiete prima della tempesta? "Nonostante dati congiunturali leggermente meno positivi negli USA e in Cina, nel corso del mese il contesto economico globale è migliorato ancora e, di conseguenza, si sono rafforzate anche le basi per una crescita costante e sincronizzata dell’economia mondiale al di sopra del potenziale nei prossimi mesi" speiga Stefan Scheurer, Director Global Capital Markets & Thematic Research di AllianzGI.

In questo scenario, secondo l'esperto gli USA dovrebbero dare un contributo significativo: gli stimoli derivanti dalla riforma fiscale e dall’accordo trasversale su un programma infrastrutturale da 1.500 miliardi di dollari dovrebbero comportare un prolungamento del ciclo. "Tale programma prevede inoltre 300 miliardi di dollari per spese discrezionali supplementari nei prossimi due anni. Le oscillazioni sui mercati finanziari potrebbero in ogni caso fornire indicazioni chiare. Lo scenario reflazionistico infatti appare ancora intatto. Nei prossimi mesi si prevede un’ulteriore accelerazione dell’inflazione core, come indicato in febbraio dai prezzi al consumo negli USA e nel Regno Unito" prosegue Scheurer.

Secondo l'esperto, nei prossimi mesi l’andamento delle retribuzioni dovrebbe diventare il fattore principale alla base del rialzo dei prezzi, una tendenza al momento ancora contenuta. "L’aumento dei salari potrebbe indurre la Fed a inasprire i tassi più rapidamente. Le obbligazioni statunitensi indicizzate all’inflazione scontano sempre di più tale scenario e anche le probabilità di un aumento dei tassi alla prossima riunione della banca centrale USA in marzo si attestano oltre l’80%. A nostro avviso si tratterebbe del primo di almeno tre rialzi nel 2018. Negli USA la graduale normalizzazione della politica monetaria procede a pieno ritmo, mentre nell’area euro sembra che il calo della disoccupazione non abbia ancora comportato un sensibile aumento delle retribuzioni" conclude Scheurer, secondo cui questo scenario dovrebbe favorire i titoli più rischiosi (azioni) che offrono anche un reddito da capitale (dividendi).

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