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Gli ex-promotori vincono anche a Piazza Affari

10/26/2016 | Francesco D'Arco

Nell'ultimo decennio investire sui titoli delle reti avrebbe garantito una maggiore tranquillità rispetto agli altri titoli bancari. Anche la parentesi borsistica di Fideuram ha garantito...


Sfatiamo un mito, investire nel lungo periodo non è garanzia di rendimento: soprattutto se si sbaglia il "market timing". È questa una delle dure conclusioni alle quali giunge l’indagine annuale condotta dall’Ufficio Studi di Mediobanca sugli “Indici e Dati” relativi a investimenti di titoli quotati. Secondo lo studio, infatti, l'indice della Borsa Italiana dal 2 gennaio 1928 a fine settembre 2016, nella versione a corsi secchi (ovvero senza il reinvestimento dei dividendi) avrebbe garantito un rendimento annuale pari al 6,1% che in termini reali, considerando l'inflazione media del periodo pari all'8,2%, sarebbe diventato negativo per il 2,4%. Detto in altri termini: un ipotetico investitore che avesse deciso di consumare i dividendi in 88 anni e 9 mesi avrebbe visto il proprio potere d'acquisto di circa l'88%.

 

Certo siamo di fronte ad un'ipotesi molto lontana, ma se si considera un investimento più limitato nel tempo, ad esempio di 10 anni, lo scenario diventa positivo ma solo se non si è sbagliato il market timing. Dati alla mano, infatti, tutti coloro che hanno investito nelle fasi di picco dei mercati (1928, 1943, 1961, 1969, 1986, 2000, 2006) dopo dieci anni hanno visto praticamente dimezzato il proprio capitale: 100 euro sarebbero diventati 54,1 euro. Discorso differente per coloro che invece hanno investito negli anni in cui l'indice di Borsa era ai minimi (1933, 1938, 1945, 1964, 1977, 1992, 2002): in 10 anni i 100 euro sono praticamente raddoppiati e diventati 203,3 euro.

 

Ma in quali settori sarebbe stato utile investire? Non nei bancari. Sempre secondo l'indagine condotta dall'Ufficio Studi di Mediobanca l'investimento in titoli bancari dal 1996 ha offerto un rendimento medio  annuo dello 0,9% rispetto al +7,7% del portafoglio industriale (che in termini cumulati su circa 21 anni si traduce nel +20% contro +367%).

 

E se si guardano i singoli anni, negli ultimi 21 anni solo 11 sono stati chiusi in positivo: un dato che crolla a solo 2 anni se si considera l'investimento bancario  e a 5 se si guarda ai titoli assicurativi. E se invece dal 1996 all'11 ottobre 2016 si fosse puntato su titoli di società legate al mondo del gestito? Chi avesse optato per Banca Mediolanum, dal 1996 a oggi, avrebbe beneficiato di 12 anni positivi su 21; Banca Generali, invece, dal 2006 (anno della IPO) a oggi, avrebbe garantito 7 anni positivi su 10; 7 anni positivi sarebbero stati anche quelli garantiti da Azimut dal 2004 al 2016. L'ultima curiosità riguarda Banca Fideuram: nel periodo di quotazione del titolo dal 1987 al 2007 il titolo ha garantito 13 anni di rendimenti positivi su 21.

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