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Le reti conquistano quote di mercato e le banche tremano

6/30/2021 | Redazione Advisor

Uno studio di Deutsche Bank mette in evidenza che questo trend è dato dalla progressiva riduzione degli sportelli, dai forti incentivi dedicati ai financial advisor nell'attrazione di nuovi clienti e dall'offerta di un servizio più "su misura"


Nove per cento di crescita in tre anni per le reti specializzate nella raccolta e gestione del risparmio. E’ quanto si legge su Il Sole 24 Ore che riprende uno studio di Deutsche Bank firmato da Giovanni Razzoli. Certo, dal 2016 al 2020, le reti hanno registrato una crescita a doppia cifra: circa l’11 per cento, ma le buone previsioni per il prossimo triennio segnalano un settore in salute che potrebbe minacciare il business delle banche commerciali tradizionali.

La ricerca mette in evidenza vizi e virtù di un comparto, i cosidetti asset gatherers, oramai sempre più preponderante. Da Azimut a Fineco, da Mediolanum a Banca Generali, il settore delle reti specializzate continua a macinare utili e ad intercettare l'enorme quantità di risparmio degli italiani. Lo studio si concentra sui temi più sensibili. A partire da quello dei costi applicati dalle società attive nel wealth management ai clienti finali. Tema ampiamente dibattuto sul mercato e che ha generato molte critiche da parte degli investitori e attenzione da parte dei regolatori, in particolare perla struttura e il livello delle fee di performance applicate.

Secondo Db tuttavia la questione è “esagerata” perchè la struttura di pricing dei cosiddetti "asset gatherers" quotati è “più sostenibile di quanto potrebbe apparire a prima vista” e “non è necessariamente vero” che i costi applicati siano più alti di altri Paesi europei.

Un altro tema che emerge con forza dallo studio è il confronto tra reti specializzate e banche tradizionali. E in questo contesto, una dei punti a favore delle reti specializzate secondo gli analisti è costituita da una struttura di costi variabile legata alle commissioni che vanno ai consulenti. Ciò si traduce in un rapporto cost/income in media oscillante tra i 135-40%, e quindi “significativamente più basso” rispetto al 55-60% delle banche tradizionali.

Non solo. Per Db il mercato delle reti specializzate è destinato a prendere ulteriori quote di mercato a scapito delle banche sia per una progressiva riduzione degli sportelli (complice il risiko in atto), sia per i forti incentivi dedicati ai "financial advisor" nell'attrazione di nuovi clienti, sia per l'offerta di un servizio più "su misura" rispetto a quello delle banche tradizionali, quanto meno per la differente quantità di clienti da seguire: in media, sono circa 200 seguiti da un consulente, 5-10 volte in meno rispetto ai dipendenti delle banche.

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