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Assiom Forex, le parole del Governatore Visco

2/10/2020

L'intervento del Governatore della Banca d'Italia Visco a Brescia in occasione del 26° Congresso annuale degli operatori finanziari


L’attività economica italiana è sostanzialmente stagnante dai primi mesi del 2018, riflettendo in parte il rallentamento registrato a livello europeo e globale, e dagli indicatori congiunturali più recenti emergono segnali contrastanti. Da un lato le indagini sulle imprese segnalano aspettative di un proseguimento dell’espansione della domanda, e le condizioni dei mercati finanziari e del credito sono migliorate, ma nonostante ciò la stima preliminare dell’Istat registra un calo del PIL  italiano dello 0,3% nel quarto trimestre, e anche i dati sulla produzione industriale tedesca sono molto negativi, a indicare una componente elevata di incertezza. E’ questa la fotografia della congiuntura economica descritta da Ignazio Visco nel suo intervento al convegno annuale di AssiomForex, tenutosi a Brescia il 7 e 8 Febbraio, appuntamento che come consuetudine ospita il primo discorso pubblico dell’anno del Governatore della Banca d’Italia.

 

Le proiezioni pubblicate nell’ultimo Bollettino Economico, precedenti alla diffusione del dato sul PIL, “prefigurano una crescita ancora molto contenuta quest’anno, dopo la sostanziale invarianza del 2019, ma più elevata nel prossimo biennio” ha spiegato Visco. Uno scenario non certo roseo, sul quale gravano rilevanti rischi al ribasso. Molto dipenderà dall’andamento dell’economia globale e dei principali partner europei, e i fattori di incertezza sono numerosi, legati tra gli altri all’aumento delle tensioni geopolitiche, ma anche ai termini delle future relazioni economiche tra Unione europea e Regno Unito. A questi fattori si rischio “si sono ora aggiunte le possibili ricadute della diffusione del nuovo coronavirus, specie sull’economia cinese che negli ultimi anni è stata uno dei motori della crescita mondiale”. Sulla base dell’esperienza della SARS e della elasticità delle grandezze macroeconomiche stimate sulla base dei dati storici “l’effetto potrebbe essere temporaneo e contenuto per l’economia europea e italiana in pochi decimi di punto percentuale di minore crescita della domanda aggregata. Non si può però escludere un impatto più significativo”. Da un lato, ha sottolineato il numero uno di Bankitalia, “il peso della Cina oggi sull’economia globale è molto più grande di quello di circa vent’anni fa”. Dall’altro si potrebbero innescare meccanismi analoghi a una sorta di “piccola deglobalizzazione, con minori movimenti di persone per i timori di contrarre e diffondere il virus e minori investimenti per l’incertezza sulla domanda futura”. Sarà quindi essenziale “un’informazione corretta, ampia e convincente, volta ad evitare la propagazione di risposte non giustificate rispetto all’evidenza che si andrà accumulando e a guidare risposte efficaci e coordinate nelle decisioni tanto di natura pubblica quanto privata”.

 

Nell’analisi del settore bancario e finanziario italiano, Visco ha evidenziato come oggi il modello tradizionale di attività bancaria abbia ormai “ritorni contenuti, per ragioni non solo congiunturali”. Ne risentono soprattutto “le banche di piccola e media dimensione, che faticano a rafforzare i bilanci per via dell’incidenza dei costi e delle difficoltà di accesso al mercato dei capitali” per cui si rendono necessarie “consistenti economie di scala e di scopo per finanziare con profitto l’economia reale”. Ottengono risultati migliori “gli intermediari specializzati che si dedicano alla gestione del risparmio, alla distribuzione di prodotti finanziari attraverso l’utilizzo di reti di promotori, o che operano prevalentemente nel settore del leasing, del factoring e del credito al consumo”. Per tutti gli attori, ha sottolineato il Governatore, “il processo di ristrutturazione e adattamento al nuovo contesto economico, regolamentare e di mercato, nonché agli sviluppi della tecnologia, deve proseguire con forza”.

 

Passando all’analisi del risparmio privato, “le attività finanziarie delle famiglie ammontano a circa 4.400 miliardi di euro, due volte e mezzo il PIL, un valore elevato nel confronto con i Paesi dell’Europa continentale” ha spiegato Visco, ma “inferiore al valore registrato nel Regno Unito e negli Stati Uniti”. “Circa un terzo della ricchezza delle famiglie è investito in depositi e circolante, un terzo in strumenti del risparmio gestito, un terzo direttamente in azioni e obbligazioni pubbliche e private e in altre attività”. La quota di depositi e circolanti, che nel 2000 era scesa al 23%, “è gradualmente risalita, riflettendo il calo dei tassi di mercato e le prospettive incerte dell’economia”. “Nello stesso periodo la quota del risparmio gestito”, che offre strumenti che consentono un maggiore grado di diversificazione dei rischi rispetto all’investimento diretto sui mercati “ha registrato un analogo aumento”.

Lo spazio di crescita del risparmio gestito in Italia rimane comunque molto ampio, dato che la porzione di ricchezza affidata dalle famiglie agli asset manager “rimane ancora inferiore di 10 punti percentuali rispetto alla media dell’area euro e agli Stati Uniti, e di 30 rispetto al Regno Unito”, e su questo punto Visco ha evidenziato come in Italia giochi un ruolo importante “la maggiore rilevanza della previdenza pubblica”. In Italia ai fondi comuni è riconducibile circa l’11% della ricchezza finanziaria delle famiglie, alle polizze assicurative il 18% e a strumenti previdenziali il 2,5%”.

 

Negli ultimi anni il comparto ha beneficiato di alcune nuove normative, che hanno portato alla creazione di nuovi strumenti come i PIR e gli ELTIF, che consentono anche alle famiglie di investire nei titoli delle imprese italiane e in strumenti di finanziamento alle imprese stesse. Rimane invece ancora modesto rispetto agli standard europei “l’investimento in fondi specializzati in titoli emessi da emittenti non finanziari, come i fondi di private equity e di venture capital”. “Negli ultimi anni si è tuttavia registrato un aumento dell’interesse per questo comparto” ha sottolineato Visco: “dal 2016 la Banca d’Italia ha autorizzato la costituzione di quasi 70 tra società di gestione del risparmio e società d’investimento a capitale fisso, buona parte delle quali investono in queste attività”.

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