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Più donne, tecnologia e capelli bianchi: così cambiano i private

10/7/2015 | pieremilio.gadda

Tre tendenze costringono le banche dedicate ai grandi ptrimoni a reinterpretare la relazione con la clientela


Le private bank sono pronte a cambiare insieme ai loro clienti? Uno dei più significativi trend in atto nell'industria dei grandi patrimoni è il progressivo invecchiamento della clientela: secondo l'ufficio studi di Aipb, oggi l'età media è di 55 anni, un anno più elevata rispetto al 2008/2009. La fascia compresa tra i 55 e i 64 anni è quella più rappresentata, vale il 38% del totale ed è in continua espansione (era il 33% nel 2009). Questo processo, spiega l'associazione di categoria in una nota, esercita inevitabilmente un impatto sulle scelte allocative, sulla pianificazione durante l'attivita lavorativa e post-lavorativa nonché sulla transmissione dell'asse ereditario alle nuove generazioni.

 

Nel frattempo, anche il ruolo della donna evolve, sia all'interno della famiglia che sul fronte del risparmio. L'universo femminile è diventato un target molto interessante per il segmento Private, non solo perché sono sempre più numerose le donne che si occupano di finanza all’interno della famiglia: negli anni, infatti, le lavoratrici hanno visto aumentare i propri guadagni in modo considerevole, sono state in grado di accumulare ricchezza e di gestirla in modo efficace. Secondo le indagini dell'Aipb, le donne hanno dimostrato talento nell'amministrare il patrimonio della famiglia e sono riuscite a risparmiare sempre, anche durante la crisi economica. Le clienti, spiega l'associazione di categoria, hanno un approccio differente alla finanza e agli investimenti rispetto al mondo maschile: infatti, partendo da una distribuzione patrimoniale molto simile a quello degli uomini, tra patrimonio reale (beni di lusso, automobili, gioielli, arte ecc.), finanziario e immobiliare, le donne in media si avvalgono di meno istituti finanziari nella gestione dei propri investimenti. Basti pensare che quasi la metà fa riferimento a un solo intermediario. Inoltre, rispetto agli uomini, sembrano essere meno propense al rischio, hanno un orizzonte temporale d'investimento più lungo, con chiari obiettivi progettuali e sono disposte a un confronto con il proprio banker. Un elemento che le accomuna agli uomini, invece, è la generale propensione a non concedere deleghe tout court e la volontà di essere coinvolte nelle decisioni d'investimento.

 

Un altro fattore destinato a influenzare in modo determinante la relazione tra clienti Private e i loro consulenti, è quello tecnologico. L’accesso più facile alle informazioni ha reso i primi più consapevoli e attivi e, in alcuni casi, ne ha aumentato le competenze. Ma questa dinamica non ha sminuito agli occhi del cliente il ruolo del consulente, che rimane il punto di riferimento nelle decisioni che riguardano gli investimenti; non a caso, gli incontri fisici sono passati da una media di 13 l'anno, nel 2011 ai 15 di tre anni dopo. La tecnologia semmai ha facilitato e reso più frequenti i contatti: oggi tra modalità fisica e telematica, si è passati a una media di 22 incontri l’anno: una volta ogni due settimane.

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