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Fintech, al servizio del consulente

7/6/2016 | Francesco D'Arco

La personalizzazione del servizio passa dai consulenti "umani". Ma senza innovazione tecnologica difficile raggiungere i "millennials"


Gli italiani sono uno dei popoli più "mobile" del mondo. Forse non sono ai vertici delle classifiche quando si parla di utilizzo di internet (siamo fermi al 50% della popolazione contro una media dei paesi sviluppati vicina all'80%), ma siamo sicuramente ai primi posti quando si parla di possesso di smartphone e tablet: quasi il 60% degli italiani, secondo le ricerche più recenti, possiede uno strumento mobile che viene utilizzato, principalmente, per gestire la vita "social". Dati alla mano, infatti, secondo un'analisi firmata PwC, in Italia è particolarmente elevato l'utilizzo di social network rispetto ai paesi europei: si parla di circa 36 milioni di individui che possiedono almeno un account social, e di questi ben 24 milioni hanno fatto almeno un accesso nell'ultimo mese. 

Dietro a questi numeri, in costante crescita, si nasconde la quarta rivoluzione industriale di cui tanto si parla anche nel mondo finanziario e che sta stravolgendo i modelli di business delle banche italiane. Non a caso lo stesso presidente della Banca d'Italia, Ignazio Visco, nel corso delle Considerazioni Finali del 31 maggio, ha sottolineato come "lo sfruttamento più intenso della tecnologia, a partire da un maggiore sviluppo della digitalizzazione, consentirebbe significativi risparmi di costo nell'offerta di servizi tradizionali e standardizzabili". 

Il che non si traduce, semplicemente, in un investimento in modelli di robo-advisor. Anzi. Oggi la digitalizzazione dei servizi finanziari deve andare ben oltre i “semplici” servizi di consulenza tramite web.  Il settore sta vivendo un cambiamento significativo che vede l’emergere di nuovi modelli aziendali e la discesa in campo di nuovi attori che forniscono servizi finanziari tradizionali sfruttando la tecnologia, ma che non nascono come “attori finanziari”.

Per questo le banche italiane devono continuare a puntare sull’innovazione e sull’Ict (Information and communication technology), delineando le priorità su cui è importante indirizzare gli investimenti.

 

Quali sono queste priorità? Secondo il Rapporto 2016 sulle nuove tendenze della "tecnologia in banca" presentato al Forum ABI Lab 2016 sono raggruppabili in quattro grandi categorie:  processi interni, miglioramento e adeguamenti dei sistemi IT, canali e sicurezza. 

Entrando nel dettaglio, il 78% della banche indica come prioritario un investimento nell'ambito della dematerializzazione dei processi interni, che si accompagna ai percorsi di automazione dei processi operativi (41%). Ma elevato è anche l'investimento desiderato e spesso previsto intorno ai progetti di sviluppo della multicanalità (74%), potenziamento dei servizi di Internet Banking (56%), mobile banking (44%) e identificazione da remoto del cliente (41%) che rappresentano ambiti di forte rilevanza e priorità per le banche. 

Gli istituti sono chiamati a trovare un equilibrio tra robo-advisor e human resource, anche perché la minaccia "fintech" non esiste: secondo un'indagine firmata Eumetra Monterosa, solo il 3% di italiani oggi sceglierebbe una consulenza basata solo su un sistema di robo-advisory, il 13% opta per un mix tra servizio digital e umano, il 64% preferisce ancora optare per il contatto umano, che consente ancora un maggiore livello di personalizzazione.


 

Un equilibrio che diventa ancora più essenziale se si guarda al mondo del private banking: per la clientela di questo settore la visita in filiale e la tecnologia hanno ugual peso nella gestione del patrimonio finanziario. L'indagine sulla clientela private in Italia del 2015, firmata da AIPB, rivela, infatti, che i clienti si recano in filiale 27 volte l'anno e contattano direttamente il proprio referente (ovvero il private banker di fiducia) almeno 13 volte l'anno. Scelte che, però, non vanno a discapito dell'opzione "fintech": dati alla mano le famiglie già servite dal mondo private utilizzano almeno 29 volte l'anno il canale web per gestire i propri patrimoni.

 

 

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