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Private equity, più competizione e deal nei prossimi mesi

11/6/2016 | Redazione Advisor

Dall'Italy Private Equity Confidence Survey di Deloitte emerge che il 66,7% degli intervistati si focalizzerà sulla ricerca di nuovi investimenti. Nel 60% dei casi si tratta di aziende con un fatturato di 30-100 milioni


Aspettative in miglioramento da parte degli operatori di private equity (Pe) e di venture capital (Vc) in Italia nei confronti della situazione economica generale e attese per una crescita dei deal e del livello di competizione nel mercato di riferimento. Questo quanto emerge dal report semestrale di Deloitte, Italy Private Equity Confidence Survey, all'interno del quale risulta che sono saliti al 63,9% gli intervistati che prevedono un contesto macroeconomico stazionario, contro il 56,8% dell'edizione precedente. Interpellati sulla crisi, la maggioranza degli investitori si è mostrata fiduciosa circa una possibile fine degli effetti entro i prossimi 12 mesi, a fronte di un 27,8% (in aumento dal 27% precedente) che ritienie che gli effetti della crisi siano già terminati.

Nello stesso tempo, la percentuale di operatori che si aspetta una crescita del numero di deal è aumentata dal 48,6 al 55,6%. “Anche per il prossimo semestre, la maggioranza degli operatori si attende di focalizzare l’attenzione sulla ricerca di nuovi investimenti, un’attività indicata come prioritaria da parte del 66,7% degli intervistati”, ha commentato Elio Milantoni, partner di Deloitte Financial Advisory Services e M&A leader. Quanto al target, le operazioni di Pe/Vc saranno principalmente rivolte a imprese di medie dimensioni: il 60% degli intervistati ha confermato che il fatturato medio delle società oggetto di maggiore attenzione sarà tra i 30 e i 100 milioni di euro, dimensione media superiore rispetto ai valori indicati nel semestre precedente.

Con riferimento alle nuove opportunità d’investimento, la quota di operatori che si attende un aumento del livello di competizione nel mercato del Pe/Vc per il prossimo semestre ha registrato un consistente incremento, passando dal 37,8% del semestre precedente all’attuale 55,6%. Riguardo ai fattori di differenziazione che, a parere degli operatori di Pe/Vc, determinano il successo nel completamento delle operazioni, il 47,2% degli intervistati ha indicato come elementi principali il prezzo e le condizioni contrattuali offerte alla controparte, che sono in leggera crescita rispetto alle opinioni espresse nella precedente edizione (+1,3%) e rimangono di gran lunga il driver principale. In forte calo, invece, il fattore reputazione (da 21,6% a 13,9%) e il fattore expertise (da 18,9% a 13,9%).

Nello stesso tempo, all’interno delle priorità degli investitori in Pe/Vc, l'attività di fundraising ha subito un lieve calo (dal 47,2 al 38,9%) assieme all’attività di gestione delle partecipazioni in portafoglio (da 22,2% al 13,9%).

Il 72,2% del campione si è preparato poi per operazioni di replacement capital, leveraged buy-out (Lbo) o expansion capital. “Nonostante la crescente attenzione nei confronti delle operazioni di replacement e di Lbo, gli operatori intervistati hanno segnalato una contrazione del livello di leva finanziaria che le operazioni possono sostenere: la totalità degli intervistati ha dichiarato, infatti, di ritenere sostenibili operazioni con un grado di leverage medio/basso, rimanendo entro un valore di 4x (debito/Ebitda)”, ha poi osservato e concluso Milantoni.

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