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12/10/2016
La “quota disponibile” e la successione di Bernardo Caprotti
di Gianmarco Di Stasio - Russo De Rosa Associati
Highlights- Cronaca di un testamento annunciato

E’ sulla bocca di tutti la successione molto mediatica di Bernardo Caprotti, fondatore e anima di una delle più grandi aziende italiane, scomparso lo scorso venerdì. Esselunga: 22 mila dipendenti, valore stimato di 7 miliardi di euro, ed un futuro annunciato.
Con l’apertura del testamento, sulle prime pagine di tutti i quotidiani, si chiude (per ora?) la vicenda legata ad un patrimonio ingente e composito (holding, denari, opere d’arte) che ha lasciato con il fiato sospeso tutti gli eredi (parenti e non) fino all’ultimo, fino all’apertura del testamento pubblico. All’origine della situazione, molto mediatizzata, un primo tentativo di passaggio generazionale fallito e notoriamente finito nelle aule dei tribunali con grande clamore ed una complessa situazione familiare dell’imprenditore scomparso, fatta di due figli “naturali” da una parte, nati dal primo matrimonio, e la seconda moglie e figlia “legittima” dall’altra. Non sono mancati nell’intrigo testamenti revocati, mandati fiduciari revocati e, come detto, relative cause civili. Si è assistito alla nascita ed ad un continuo alimentarsi di un risentimento che, tuttavia, non cambia i diritti sul patrimonio che la legge riserva ai figli. Ci aveva provato, il dott. Caprotti, a sistemare le cose in vita, ma il suo disegno era naufragato (pubblicamente) tra scontento e incomprensioni, lettere aperte e blog.
E quindi come comportarsi? L’imprenditore ha optato per una maxi donazione in vita e il futuro affidato ad un testamento. Obiettivo perseguito, il rispetto della legge ma... non la completa parità di trattamento; in particolare, per salvaguardare la governance delle società di famiglia sfruttando quella quota di patrimonio c.d. “disponibile” che il de cuius è libero di destinare a chi meglio crede. In presenza di un coniuge e di tre figli è stabilito per legge che, in presenza di testamento, metà del patrimonio sia riservato ai figli, ciascuno in parti uguali e un quarto al coniuge. Il restante quarto costituisce, appunto, la disponibile. Il “grosso” del patrimonio di Caprotti, rappresentato dalle sue partecipazioni, sarebbe stato quindi distribuito in modo da rispettare le quote di legittima riservate a moglie e figli, i c.d. legittimari, nominando tuttavia moglie e terza figlia eredi universali.
Con riferimento ai principali asset, in primis Esselunga, l’imprenditore ha voluto creare un blocco di controllo tale da porre freno da divisioni sulla direzione strategica o, semplicemente, basate su rapporti personali. Da quanto si apprende in questi giorni, Caprotti avrebbe infatti donato in vita alla moglie Giuliana e alla loro figlia Marina, in comproprietà tra loro, il massimo che per legge poteva destinare loro (le rispettive quote di legittima e tutta la disponibile) con l’effetto di consentire alla moglie e alla figlia più giovane il controllo della holding e, presumibilmente, di beneficiare anche del regime fiscale agevolato sul trasferimento. Per evitare una sicura contestazione delle donazioni (azioni di riduzione) da parte dei figli esclusi, con testamento a questi avrebbe attribuito (metà ciascuno) le restanti partecipazioni delle società di famiglia quale legato in conto di legittima: in sostanza, il minimo di legge, appunto la c.d. “legittima”. Il tutto comunque soggetto alla conferma dei valori in base alle eventuali perizie valutative sul patrimonio che i legittimari esclusi dalla disponibile vorranno richiedere.
Pianificare è importante, ma, purtroppo non è sempre possibile ottenere la condivisione di tutti i protagonisti della transizione generazionale. Quando l’accordo non c’è, in soccorso giunge la “disponibile”, che in certi casi, salva il salvabile!
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