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23/05/2022
Il private equity italiano è in piena salute
di Redazione AdvisorPrivate
Highlights- Secondo l’Osservatorio PEM di LIUC, ad aprile si sono registrati 22 nuovi investimenti contro i 16 dello stesso mese del 2021

Nonostante il perpetuarsi di un periodo caratterizzato da notevoli fattori di incertezza, sia a livello economico che politico, sullo scenario internazionale, il mercato italiano del private equity si conferma su quelli che possono ormai essere ragionevolmente definititi “i propri livelli”, indice di un ottimo stato di salute, anche nell’appena concluso mese di aprile, facendo registrare 22 nuovi investimenti. Lo scorso anno, nel medesimo periodo, l’Osservatorio PEM® di LIUC – Università Cattaneo, attivo nell’ambito delle attività della LIUC Business School, aveva mappato 16 investimenti.
Dunque, il primo quadrimestre viaggia su trend addirittura migliori rispetto al 2021, che già aveva fatto registrare il record per quanto concerne il dato relativo al numero di operazioni realizzate nel nostro Paese. Per il momento, dunque, non è stata registrata la temuta “frenata” imputabile ai diversi fattori economici e politici che da ormai alcuni mesi preoccupano a livello internazionale, andandosi tra l’altro a sommare ai due anni ormai abbondanti di battaglia contro la pandemia. Un test ancora più probante per il mercato del capitale di rischio è costituto dal prossimo bimestre, nel quale le operazioni che verranno finalizzate avranno avuto, per la maggior parte, origination proprio in questi primi mesi del 2022.
“Anche i dati relativi ai primi mesi del 2022 confermano quanto già evidenziato nel corso della pandemia, il settore del private equity si dimostra resiliente anche in situazioni di difficoltà congiunturale” dichiara Emidio Cacciapuoti, partner, McDermott Will&Emery. “La flessione del numero di operatori attivi esteri rispetto a quelli italiani non credo sia un dato, per il momento, significativo. Ci sono chiari segnali che le imprese Italiane sono e rimarranno obiettivi molto attrattivi per gli investitori stranieri che intendono investire e avviare processi di consolidamento e internazionalizzazione delle PMI italiane”.
Nel corso di aprile, le operazioni di buy out rappresentano la quasi totalità del settore con una percentuale pari al 91%. La rimanente parte di mercato è equamente suddivisa tra il comparto delle infrastrutture, che dallo scorso l’Osservatorio PEM® mappa come categoria distinta, e gli interventi di sostituzione di parte dell’azionariato (replacement). Dal punto di vista geografico, ad aprile il settore risulta decisamente polarizzato (circa il 63%) nel binomio Lombardia & Veneto, mentre le altre operazioni sono dislocate lungo tutto il territorio nazionale, con una frequenza di un deal in otto differenti regioni. In ottica settoriale, invece, si distingue il consueto comparto dei prodotti per l’industria (32%), a seguire il settore riconducibile all’ICT (14%) e l’industria del terziario (14%), mentre il restante 40% è equamente suddiviso tra numerose altre filiere dell’economia, tra le quali l’alimentare, i beni di consumo, il cleantech e i servizi alla persona.
Si conferma, da ultimo, pur in calo, l’elevato interesse ed attenzione dedicati dagli investitori internazionali alle imprese del nostro Paese: il 41% delle operazioni concluse sono a loro riconducibili. Ritorna, comunque, dopo alcuni mesi, il “predominio” degli operatori domestici. In tale contesto, si segnalano l’acquisizione di Irca ad opera di Advent, nonché quella di Arbo realizzata da NB Renaissance. Da rilevare, anche, la regia di Fondo Italiano d’Investimento SGR nell’operazione di add-on condotta da Maticmind su TecnologiePM.
A margine, si segnala che l’Osservatorio PEM® ha avviato nello scorso 2021, in parallelo, anche la mappatura delle operazioni concluse all’estero da operatori di private equity italiani, nonché delle acquisizioni di target estere realizzate da imprese italiane, con la “regia” di un operatore di risk capital. A tale riguardo, si rileva come, nel corso del mese in esame, non siano state censite operazioni di acquisizione diretta all’estero, ma, di contro, siano state mappate ben cinque add-on aventi quali target company aziende estere, in Spagna, Francia, UK, Danimarca e Stati Uniti. Tra questi, si segnalano l’acquisizione di Tageos condotta da Fedrigoni, sotto la regia di Bain Capital, e quella di Designer Company condotta da Design Holding, con il supporto di The Carlyle Group.
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