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Lusso, i dati straordinari di LVMH sono benzina per il settore

10/18/2021 | Redazione Private

Swetha Ramachandran (GAM): “I risultati sono ancora più rilevanti di prima poiché rappresentano un indicatore del consumo di lusso e discrezionale"


“LVMH è di solito la prima azienda del lusso a riportare i numeri a chiusura di trimestre, e a causa della natura diversificata del suo business che spazia tra moda/pelle, vini/liquori, orologi/gioielli, profumi/cosmetici così come retail (hotel + Sephora) l’evento è visto come una sorta di controllo dello stato di salute per l'intero settore”. Come spiega Swetha Ramachandran, investment manager e responsabile del fondo GAM Luxury Brands Equity di GAM, “essendo una mega-cap che si classifica tra i primi 5 titoli in Europa, i risultati sarebbero stati interessanti in tempi normali”. 

“Tuttavia - argomenta la manager - con le preoccupazioni attualmente a un passo dalla febbre circa la Cina, la situazione del consumatore americano post-stimoli, la catena di approvvigionamento e il generale contesto dei consumi in un momento di pressioni inflazionistiche sul reddito disponibile, i risultati sono ancora più rilevanti di prima poiché rappresentano un indicatore del consumo di lusso e discrezionale. Dopo i massimi storici di metà agosto, il settore ha avuto due mesi turbolenti a causa di una combinazione di timori legati alle valutazioni e su ciò che le notizie dalla Cina sulla ‘prosperità comune’ potrebbero significare per il settore. I titoli del lusso europei hanno subito un deprezzamento di circa il 20%, un movimento guidato dal calo dei prezzi delle azioni, piuttosto che dagli utili, che hanno continuato a salire, anche se ad un ritmo più tranquillo rispetto all'inizio dell'anno”. 

“LVMH – spiega l’economista - sta mostrando agli investitori di non essere orientata esclusivamente alla crescita della domanda cinese, ma è ben diversificata. Se il settore in generale beneficia della crescita del consumo della classe media cinese, l’unicità di LVMH sta nel non essere eccessivamente dipendente dalla crescita di una sola nazionalità. In occasione dei risultati del primo semestre, la società ha sottolineato che, in modo incrementale, nella prima metà, gli americani sono stati i maggiori motori di crescita, seguiti dagli europei, poi dai clienti cinesi (questi ultimi in crescita a tassi più normalizzati, vale a dire il 40% rispetto a numeri significativamente superiori), dato che sono in modalità post-pandemica da più di 15 mesi. Ora, è stato confermato che l'appetito del consumatore americano per il lusso rimane un vento di coda strutturale, dato che si osserva una penetrazione maggiore rispetto a prima per i consumatori americani. Anche il rinnovato coinvolgimento dei consumatori locali europei ha sorpreso positivamente nel terzo trimestre”.  

“L'azienda – continua - ha pubblicato i numeri sulle vendite del periodo Q1/Q3, riservando la guidance sulla redditività a commenti qualitativi rilasciati durante la conference call. In entrambi i casi, le indicazioni dell'azienda dovrebbero aiutare a calmare i nervi del mercato. Il driver chiave di LVMH è la sua divisione moda e pelletteria, che guida i due terzi dell'EBIT del gruppo. La crescita del 24% su base annua nel segmento moda e pelletteria ha battuto le aspettative del mercato - ciò che in definitiva è più rilevante è la crescita su 2 anni, che è stata del +38% in questo segmento nel terzo trimestre contro il +38% nel primo semestre - non segnalando alcun cambiamento di tendenza di fondo, nonostante l'Asia sia stata influenzata negativamente dai lockdown locali per la variante delta in Cina, Australia, Sud-est asiatico e una performance in peggioramento in Giappone per lo stesso motivo. Il deficit dell'Asia è stato compensato dall'Europa che è calata ‘solo' del 6% nel terzo trimestre contro il -15% del secondo trimestre per l'intero business, nonostante la continua assenza di turisti che contribuivano per più del 50% delle vendite in questa regione prima della pandemia. Il consumatore europeo locale è vivo e vegeto per LVMH. Il consumatore statunitense rimane stabile sul livello del primo semestre - da +23% nel primo semestre a +22% nel terzo trimestre; il management ha notato che non c'è stato alcun effetto dalla fine degli stimoli sull'appetito dei consumatori per i suoi marchi”.

La performance nel settore orologi/gioielli “potrebbe essere l'unica lagnanza in questa serie di risultati, si tratta di un +1% nel 3° trimestre contro il +5% del 1° semestre; il management ha attribuito la decelerazione a problemi specifici relativi alla gioielleria in Cina nel mese di agosto a causa dei lockdown a limitazione della mobilità. Sospettiamo anche che Bvlgari possa aver perso quote di mercato a favore di Cartier durante il periodo - il lancio su Tmall ha fatto crescere significativamente la consapevolezza del marchio in Cina. Tiffany, che è indicata separatamente poiché è stata acquisita solo nel gennaio 2021, sta facendo molto bene (non quantificato su base organica) nel suo mercato principale degli Stati Uniti, anche se riduce i conti all'ingrosso per concentrarsi sulla vendita al dettaglio - normalmente un processo dirompente. LVMH sta mostrando agli investitori di non essere orientata esclusivamente alla crescita della domanda cinese, ma è ben diversificata”.

Se il settore in generale beneficia della crescita del consumo della classe media cinese, “l’unicità di LVMH sta nel non essere eccessivamente dipendente dalla crescita di una sola nazionalità. In occasione dei risultati del primo semestre, la società ha sottolineato che, in modo incrementale, nella prima metà, gli americani sono stati i maggiori motori di crescita, seguiti dagli europei, poi dai clienti cinesi (questi ultimi in crescita a tassi più normalizzati, vale a dire il 40% rispetto a numeri significativamente superiori), dato che sono in modalità post-pandemica da più di 15 mesi. Ora, è stato confermato che l'appetito del consumatore americano per il lusso rimane un vento di coda strutturale, dato che si osserva una penetrazione maggiore rispetto a prima per i consumatori americani. Anche il rinnovato coinvolgimento dei consumatori locali europei ha sorpreso positivamente nel terzo trimestre”.

What next? “L'azienda - risponde l’analista - tipicamente emette vaghe indicazioni per il futuro, ma questa serie di risultati ha portato una dichiarazione di prospettiva il più possibile inequivocabile: ‘il gruppo è fiducioso nel proseguimento della crescita attuale’. Da unire al commento rilasciato durante la call secondo cui non vedono un cambiamento nel sentiment in Cina, e che ‘non esiste l'elasticità dei prezzi’ nel lusso, indicando l'assenza di qualsiasi legame tra le vendite e i prezzi (e sottolineando il loro potere di prezzo al di sopra del normale). Crediamo che le preoccupazioni del mercato intorno a un brusco cambiamento nella dinamica dei consumatori dovrebbero essere seppellite. Per ragioni comprensibili, il management è stato riluttante a commentare le politiche del governo cinese sulla ‘prosperità comune’, ma ha constatato di ‘non vedere alcuna ragione per cui potesse essere nocivo per la classe medio-alta, che costituisce la maggior parte della base di clienti’. Questo dovrebbe far tirare un sospiro di sollievo all'intero settore che è stato assediato (ingiustificatamente, a nostro avviso) dalle preoccupazioni per un potenziale giro di vite sul consumo di lusso”.

Inoltre, “l’azienda ha rassicurato sulla catena di approvvigionamento/logistica/costi spiegando che l’aumento dei costi di spedizione è stato incluso all’interno della guidance relativa al primo semestre. L’azienda ha evidenziato che la sostanziale espansione dei margini che ha visto nel primo semestre (+1000bps in moda e pelletteria) sarebbe mantenuta anche in caso di investimento nella crescita, e che non c’è più un trade-off tra crescita e margine il che è stato ricevuto positivamente dagli investitori. Il cfo ha affermato: ‘Con minime eccezioni, manterremo i margini nonostante i significativi reinvestimenti. Ci aspettiamo di consolidare i margini a un livello strutturalmente maggiore”.

“Il fatto che questo si confermi con gli ultimi tre mesi di inflazione incontrollata su alcune linee di costo evidenzia il potere di determinazione dei prezzi dell’azienda e il controllo dei costi attraverso la leva della sua maggiore scala, il business della moda e pelletteria al terzo trimestre è circa il 40% più grande di quanto fosse prima della pandemia, con margini che sono circa 1000 punti base avanti rispetto al 2019”, conclude di Swetha Ramachandran.

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